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In tempi di celebrazioni e di anniversari, può essere utile gettare uno sguardo meno frettoloso e ideologico alle questioni che costituirono i nodi fondativi del processo di formazione dello Stato italiano. Innanzitutto per evitare di dare per scontato un percorso che si presentava, agli occhi dei suoi protagonisti, come qualcosa di molto più complesso e aperto di quanto a noi oggi non sembri. E in secondo luogo per ricordarci che il rapporto tra il nostro passato e il nostro presente, per poter produrre quelle conseguenze identitarie e civili che a ragione e autorevolmente si auspicano, deve partire da una ricognizione scrupolosa e leale dei dati di realtà degli eventi di cui si vuol fare la celebrazione. Questo piccolo libro che oggi si ripubblica vide la luce per la prima volta nel 1971. Edito senza particolari clamori, raccoglieva tre discorsi pronunciati nel 1861, nel nuovo Parlamento italiano appena costituitosi, dal primo presidente del Consiglio del Regno d'Italia. In esso il lettore troverà una testimonianza diretta del genio politico e diplomatico di Cavour; scoprirà quanto fosse variegata e divisa l'opinione degli uomini del Risorgimento attorno alla "questione romana"; troverà l'origine concettuale, se non immediatamente politica, della soluzione che nel tempo avrebbe finito per prevalere, e che Cavour seppe compendiare nella formula "libera Chiesa in libero Stato". (Con un saggio introduttivo di Pietro Scoppola)